Polizie speciali: Dal fascismo alla repubblica by Vittorio Coco

Polizie speciali: Dal fascismo alla repubblica by Vittorio Coco

autore:Vittorio Coco [Coco, Vittorio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Modern, 21st Century, Europe, Italy
ISBN: 9788858130278
Google: EAwqDwAAQBAJ
editore: Gius.Laterza & Figli Spa
pubblicato: 2017-07-04T22:00:00+00:00


4. Verso Nord

L’organismo proposto da Gueli per la Sardegna però non vide mai la luce, così come quello che sembra fosse stato previsto anche per la Calabria, dove Bocchini aveva pure mandato l’ispettore in quegli stessi mesi. Ad opporsi sarebbe stato ancora una volta il comando dell’arma dei carabinieri, secondo il quale tanto valeva crearne uno unico per tutte le emergenze criminali della penisola92. In verità, però, alla fine del 1938 un altro Ispettorato diretto da Gueli poi nacque davvero, quello dell’Alta Italia con sede a Milano. Tuttavia, pur avendo la stessa denominazione, la natura di questo organismo era ben diversa rispetto ai casi siciliano e sardo, perché aveva un compito molto specifico, quello di porre fine alle gesta criminali di un imprendibile gruppo di rapinatori, che avevano anche commesso diversi omicidi – la banda Bedin, dal nome del suo capo – che operava in tutto il Nord-Est93. La breve durata prevista fin dalla sua istituzione (fu sciolto già nella primavera del 1939, al conseguimento dell’obiettivo) è dimostrata dal fatto che Gueli continuò a mantenere contemporaneamente il suo incarico in Sicilia. Dall’isola, tra l’altro, al seguito dell’ispettore venivano una parte di quei pochi funzionari che dovevano gestire il versante organizzativo, il già citato Damis e il vicequestore Pietro Alicò, che poteva vantare un’esperienza nella campagna antimafia di Mori; ad essi ne furono affiancati altri che operavano nella Valle Padana e che dunque potevano avere una maggiore conoscenza del territorio.

La banda si era formata nel corso degli anni Trenta attorno a Giuseppe Bedin, originario di una famiglia contadina di Monselice, nel cuore della pianura veneta. La sua attività si intensificò tra il 1936 e il 1938, quando mise in atto con sistematicità rapine sempre più audaci, allargando il proprio raggio d’azione anche all’area lombarda. Proprio dalla capacità di movimento su un territorio sempre più vasto derivava la difficoltà delle autorità locali di venirne a capo. Ciò era dovuto alla «maniera meravigliosa»94 (secondo Gueli, con non celata ammirazione) in cui si erano organizzati. Infatti i banditi avevano stabilito nel territorio una serie di punti di appoggio, in cui avevano sempre a disposizione automobili, motociclette e biciclette; inoltre, elemento ancora più importante, la banda era riuscita a crearsi numerosi favoreggiatori, il cui silenzio (o ancor più la complicità) veniva comprata attraverso la distribuzione di una parte del ricavato dell’attività criminosa, che aveva fruttato in pochi anni diversi milioni. In tal modo, per questa interessata munificenza, attorno al bandito Bedin erano sorte una serie di leggende, che lo dipingevano come una sorta di Robin Hood. Nelle sue memorie, poi, Gueli si avventurava anche in un improbabile paragone tra l’attività della banda con la mafia siciliana in quanto a capacità di ricercare un consenso da parte della popolazione:

se, invece che quattro anni dopo l’inizio della sua attività, il Governo si fosse deciso a dare la caccia sul serio alla banda Bedin dopo quaranta anni o dopo quattro secoli, non avremmo avuto nella ricca ed evoluta Valle Padana la precisa riproduzione della cosiddetta maffia della Sicilia?



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